“FROM BUSINESS TO HUMAN”: QUALE POSTO PER L’UMANO IN UN MONDO 4.0?

È un pubblico numeroso (più di cento persone) che si è ritrovato al Centro San Luigi dei Francesi, mercoledì 22 novembre, curioso di saperne di più sul tema pieno di promesse della prima serata-conferenza di networking di PonteVia!: “Digital transformation:”From business to human”. Fenomeno di società, l’accelerazione della digitalizzazione si impone a tutti come un nuovo dato di fatto e difatti le sfide e i quesiti sono numerosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per confrontarsi sul “4.0” 4 relatori scelti ed una moderatrice per animare il dibattito sulla scena dell’auditorium:

.Marco Travaglini, fondatore di MaMa Industry, Digital transformation manager, insegnante di “Business Model” per le start-up e le PME.

.Antonella Salvatore, direttrice del Centro di Alta formazione e di lancio della carriera della John Cabot University di Roma

.Marco Frattini, Presidente dell’Associazione La Tela digitale (gruppo Core Values)

.Roberto Spingardi, Manager, scrittore e giornalista

.Last not least, Serena Selvarolo, giornalista a “Net in Progress”, moderatrice della serata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo, punto di partenza e filo conduttore della riflessione

La letteratura d’anticipazione o di fantascienza (G. Orwell, A. Huxley…) ha contribuito a creare una certa diffidenza riguardo al progresso tecnologico e ai suoi effetti positivi sulla condizione umana. Quindi che ne sarà dei valori umani nell’era della trasformazione digitale? Come rimettere l’uomo al centro di quell’evoluzione e ridargli un ruolo giusto?

Per Marco Travaglini è un fatto: “il digitale,sotto tutte le sue forme,e non solo nel senso del “web” è un sistema che cambia totalmente l’esperienza umana (accesso e diffusione dell’informazione, modo di consumare, potere…)”. Nota però un paradosso : di fronte alla promessa del digitale del “tutti connessi” si sta creando un divario tra quelli che sembrano vincere la sfida in corso (Amazon, Google, il social media manager…) e quelli che non riescono a stare al passo con un modello che “dovrebbe, teoricamente, essere inclusivo, che dovrebbe cercare di unire”. E di posizionare l’uomo al centro di questo cambiamento di paradigmi.

Dal canto suo Marco Frattini, del gruppo Core Values, “Valori fondamentali”, ha scelto di illustrare la questione con l’incontro tra Papa Francesco e Eric Schmidt, il presidente esecutivo di Google Alphabet.

Un incontro al vertice, sollecitato dall’ex numero 1 di Google, in cui il Pontefice ha sottolineato l’importanza di “conciliare i valori umani con l’avanzare delle industrie tecnologiche” fautrici di “grandi cambiamenti”.

 

Aspetti positivi della digitalizzazione, sì ma… 

Antonella Salvatore che lavora con 70 paesi alla John Cabot University ha evocato gli aspetti positivi del processo di digitalizzazione come quello di “abolire le barriere culturali” o di iniettare “democratizzazione” dato che tutti hanno ormai “il potere di comunicare, di prendere la parola, di aver accesso all’informazione”. Secondo lei della centralità dell’uomo e dei suoi valori sono responsabili alcune istituzioni (Scuola, Università, lo Stato stesso) che dovrebbero “aiutare le popolazioni e soprattutto le nuove generazioni ad utilizzare e applicare correttamente il digitale”. Per quanto lei sia formatrice non ritiene che sia “formandosi esclusivamente sul digitale che si risolveranno tutti i problemi del mondo e che si rimetterà l’uomo al centro di tutto”.

Roberto Spingardi ricorda anche lui la necessità  di “un’educazione all’uso dei media “ in una società in cui “tutti comunicano, senza limiti né inibizioni” e si interroga : come regolare il flusso incessante d’informazioni che alcuni chiamano “rumore” affinché non diventi “assordante e fattore di regressione per le nostre società ?”.

 

 

Comunicazione, marketing, lavoro, formazione…: un cambiamento di paradigma

Impossibile non evocare l’insorgere e l’imporsi dei social network in questo dibattito. Emblematici della trasformazione digitale fanno di noi, secondo Marco Travaglini, “ dei produttori e dei consumatori di scambi di servizi e d’informazione”. C’è però una criticità : vede nella personalizzazione ad oltranza che alimenta il digital marketing, collegato con questi nuovi dispositivi, un fattore suscettibile di “annullare l’effetto di “socialità””. Se il fondatore di MaMa Industry ha confessato che non ha un conto Facebook,  Marco Frattini dal canto suo ha avuto tanto da raccontare sulla capacità digitale del Papa Francesco: non solo il Santo Padre ha incontrato Marc Zuckerberg, il Presidente di Facebook ma possiede anche un canale Youtube, un conto Twitter, Instagram, Facebook !.. Mentre la direttrice del Centro di formazione dell’Università J.Cabot ha sollevato un paradosso, non da poco,  “i social sono veramente poco sociali in realtà. Ci isolano, ci mettono in una bolla”…e fanno “dimenticare l’essenza della relazione”. Roberto Spingardi invece ha sottolineato la capacità e la necessità per tutti di cogliere le occasioni che propone la rivoluzione digitale in termini di “crescita culturale”.

In fondo però l’opportunità di formazione non è da sottovalutare perché l’alfabetizzazione digitale è destinata a diventare un’esigenza crescente per potersi inserire e restare sul mercato del lavoro e confrontarsi con tutti questi “nuovi mestieri” 4.0!

 

 

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